Un gruppo scultoreo unico al mondo, una rarità archeologica e un’opera d’arte di inestimabile valore: sono i Bronzi dorati di Cartoceto di Pergola, i soli reperti in bronzo dorato giunti fino a noi dall’età romana.
Bronzi dorati di Pergola: i cavalieri romani a Pesaro e Urbino
Un ritrovamento voluto dal caso: sepolti in un terreno della località di Santa Lucia di Calamello (nel comune di Pergola in provincia di Pesaro e Urbino), dove erano stati abbandonati nel corso di millenni di guerre, razzie, incuria e vandalismi, sono affiorati nel 1946 dai solchi dell’aratro di due contadini.
La paziente ricomposizione dei frammenti, molti dei quali apparivano volutamente deformati, ha dato il sorprendente risultato di un gruppo scultoreo omogeneo, costituito originariamente da due cavalieri, due donne e due cavalli, presumibilmente un gruppo familiare del I secolo a.C.
Le sculture sono realizzate con la tecnica a cera persa indiretta, impiegata nell’antichità per la fusione di statue cave in bronzo attraverso la creazione di un modello di cera, ideale per la realizzazione di figure di grande dimensioni.
Tra gli esempi più celebri dell’uso di questa tecnica vi sono i Bronzi di Riace e i Cavalli della Basilica di San Marco a Venezia, un altro rarissimo esempio di gruppo equestre bronzeo, la cui datazione è però ancora incerta.
Il gruppo scultoreo di Cartoceto, di indiscusso valore storico e artistico, è una preziosa testimonianza di quella politica di diffusione delle immagini monumentali come simbolo del potere dei personaggi raffigurati. Usanza che ha contraddistinto il mondo romano dalla tarda Repubblica in poi.
I soggetti delle sculture
Le ipotesi su chi rappresentino le statue, giunte fino a noi pressoché integre, sono numerose e discordanti. Gli studi più recenti hanno datato la scultura del cavaliere, in una prima ipotesi identificato in Nerone Cesare, tra il 50 e il 30 a.C., e dall’abbigliamento si presume che si tratti di un ufficiale romano di alto livello.
La donna, identificata in una prima analisi come Livia, è dei quattro personaggi quello meglio conservato. Tra gli elementi che hanno contribuito alla datazione vi è l’acconciatura, di derivazione ellenistica e particolarmente in auge tra le matrone romane della seconda metà del I secolo a.C.
Sull’anulare della mano sinistra spicca un anello d’oro che segnala l’appartenenza all’Ordine Equestre e conferma quindi l’altissimo rango sociale dei personaggi di questo gruppo scultoreo. Le altre due statue sono state identificate con Druso III e Agrippina Maggiore. Una teoria più recente, identificherebbe però i bronzi con la famiglia di Marco Tullio Cicerone.
Anche i due cavalli sono rappresentati in atteggiamento maestoso, con il collo eretto, una zampa anteriore sollevata e una posteriore avanzata nell’atto di accennare il passo.
Le ricche bardature che indossano riproducono divinità della religione romana.
Oggi l’intero gruppo di sculture è conservato al Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola, articolato in una sezione archeologica, una pinacoteca, una Sala delle Monete, una sezione che accoglie i reperti romani rinvenuti nella zona e una sezione di arte contemporanea dedicata all’artista pergolese Walter Valentini.
Info utili
Il Museo dei Bronzi Dorati e della Città di Pergola si trova in Largo San Giacomo, a Pergola (PU). Orari di visita: da martedì a domenica, dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 18:30. In luglio e agosto è aperto anche il lunedì. Ingresso: 6 €. Per info e prenotazioni: 0721.734090/0721.7373278.
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