Ciò che rende particolarmente interessante molti paesaggi italiani, è lo stretto rapporto tra le vicende umane e quelle naturali, un connubio che si è sviluppato nel corso dei secoli, del quale sono giunte fino a noi preziose testimonianze.
Ad impreziosire il territorio, le tracce dell’antica opera dell’uomo, testimonianza di una civiltà rupestre che nel passato trasformò grotte e caverne, naturali o appositamente scavate, in un intricato tessuto urbano, fatto di abitazioni, depositi, frantoi, botteghe, mulini e altri spazi di uso quotidiano.
Questi villaggi conobbero il loro massimo sviluppo nell’Alto Medioevo. Erano scelti da quegli asceti in cerca di elevazione spirituale, in un luogo che li allontanasse dal superfluo e gli permettesse di dedicarsi alla meditazione, o da coloro che cercavano rifugio dalle persecuzioni dell’epoca, quando questa zona della penisola era contesa tra Oriente e Occidente.
Per lo più, questi luoghi furono realizzati e abitati da monaci benedettini ed eremiti greco-ortodossi, spesso riuniti in comunità religiose, che influirono in maniera significativa sullo sviluppo economico e culturale delle popolazioni della zona.
Nell’area di Matera sono stati censiti oltre centocinquanta siti, alcuni appartenenti ai famosi Sassi, altri disseminati sul territorio del Parco Naturale Archeologico.
Alcune di esse si presentano in ottimo stato, grazie ai restauri e alla buona qualità dell’intonaco che ha conservato i colori originali; altre mostrano evidenti segni di incuria e qualcuna anche le conseguenze dei saccheggi subiti nel corso dei secoli.
Oggi, le chiese rupestri della Murgia stanno interessando nuovamente turisti e studiosi, che le considerano parte di un patrimonio turistico e culturale da proteggere e trasmettere, oltre che un valido esempio di integrazione degli insediamenti umani nella natura che li circonda.
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