In via Scandiana 23, a Ferrara, sorge il bellissimo Palazzo Schifanoia, la dimora voluta da Borso d’Este per “schivar la noia” e intrattenere la corte, che custodisce vere e proprie meraviglie dell’arte ferrarese.
A Palazzo Schifanoia di Ferrara, splendidi affreschi per celebrare la magnificenza degli Este
Palazzo Schifanoia era il luogo in cui la corte si riposava, si divertiva e soprattutto sfuggiva alla noia. Feste, banchetti e musica, allietavano le giornate dei partecipanti alle battute di caccia e degli ospiti illustri che frequentavano le sontuose sale e gli immensi saloni, impreziositi da uno dei cicli pittorici più belli del ‘400.
Il palazzo, infatti, conserva le opere di alcuni degli artisti più geniali dell’epoca, che nel Salone dei Mesi compirono un capolavoro pittorico che, oltre a testimoniare la magnificenza degli Este, diede vita ad uno straordinario linguaggio che diventerà il tratto distintivo dell’arte rinascimentale ferrarese. Fu Alberto V d’Este, alla fine del XIV secolo, ad iniziare il primo nucleo di Palazzo Schifanoia.
Fu lui, nel 1465, ad incaricare l’architetto di corte Pietro Benvenuti dell’ampliamento del palazzo per ricavare un appartamento che celebrasse la grandiosità della casata e il buon governo del suo principe.
Qui, gli artisti dell’officina ferrarese, come li ha chiamati il critico d’arte Roberto Longhi, realizzarono un grandioso ciclo pittorico ispirato al Ciclo dei Mesi.
Palazzo Schifanoia: capolavori persi e ritrovati
Nel 1598 però, finiti i fasti degli Este, il ducato fu incorporato nello stato pontificio, il palazzo perse di interesse e con esso anche gli splendidi affreschi che custodiva. Nel ‘700, poi, l’edificio venne adibito a manifattura di tabacchi e i capolavori pittorici che lo abbellivano, vennero addirittura ricoperti di intonaco.
Un’opera di grande suggestione, che ancora oggi impegna gli storici dell’arte a risolvere il mistero legato alla sua iconografia e agli artisti che vi hanno lavorato.
Dal 1898 Palazzo Schifanoia è sede dei Musei Civici d’Arte Antica di Ferrara. Le collezioni sono ospitate nell’ala trecentesca e nelle sale del ‘400. Tra i pezzi esposti spiccano la ceramica graffita rinascimentale, la collezione di avori, bronzi e placchette, la raccolta egizia e quella numismatica, con esemplari di Pisanello dedicati a Leonello d’Este, e i codici miniati del ‘400.
Al pianterreno si ammirano gli affreschi più antichi, con scene di battaglia, motivi geometrici e architetture dipinte con una grande varietà di colori.
Al piano nobile, invece, si gode della vista di uno dei più interessanti esempi della pittura rinascimentale: il famoso Ciclo dei Mesi, un grandioso ciclo di affreschi dalla complessa iconografia, che un tempo si estendeva su una superficie di 540 metri quadrati.
Le pareti sono divise in dodici sezioni verticali corrispondenti ai dodici mesi dell’anno.
Ogni sezione si divide a sua volta in tre fasce orizzontali: in alto è rappresentato il trionfo della divinità pagana relativa al mese, al centro vi sono i segni zodiacali con i decani (le tre decadi del segno in base all’astrologia egizia), in basso si ammirano scene di campagna, della vita di corte e del buon governo di Borso.
Affreschi Palazzo Schifanoia: dodici mesi di capolavori
Il complicato programma iconografico fu elaborato da Pellegrino Prisciani, astronomo e bibliotecario di corte, che riuscì a miscelare sapientemente i Trionfi del Petrarca con l’astrologia araba e la mitologia classica.
Dei dodici mesi originari ne restano sette. Quelli da ottobre a febbraio sono andati persi, in quanto dipinti a tempera. I restanti mesi offrono una visione straordinaria ed emozionante, ricca di personaggi e simbologie a tratti oscure.
Il duca voleva che il Salone dei Mesi fosse uno scrigno prezioso. Infatti, per incontrarlo nell’attigua sala delle udienze, il visitatore doveva passarci per forza, ammirando la grandiosa opera che rappresentava la grandezza della casata e il governo illuminato del suo principe.
Nei dipinti sono glorificate la vita e le virtù di Borso, che compare ben tre volte in ciascun mese, ritratto accanto ad una folla di cortigiani, che probabilmente rappresentano i personaggi reali della Ferrara del ‘400.
Divinità mitologiche, dame e cavalieri d’altri tempi
Oggi come allora, si prova una sensazione di profondo stupore davanti alle divinità mitologiche, all’esuberanza della natura, le dame, i cavalieri, i buffoni e i contadini, gli abiti e le acconciature. Ad attirare subito l’attenzione, i mesi di Marzo, Aprile e Maggio, con Il Trionfo di Minerva, Il carro di Venere trainato da cigni e Apollo con le muse. Scene spettacolari, ad opera di Francesco del Cossa.
L’atmosfera è suggestiva come quella di un tempo, con l’illuminazione che permette di rivivere le stesse sensazioni di allora.
Perfino gli scuri erano decorati e venivano tenuti chiusi; una bellezza di cui godere a lume di candela, secondo Borso d’Este.
La visita di Palazzo Schifanoia continua nella Sala delle Virtù, o degli Stucchi, dove si ammira un pregevole soffitto a cassettoni in stucco dorato, dipinto con le imprese di Borso. Era la sala delle udienze del duca e fu decorata nel ‘400 da Domenico di Paris.
Mirabili decorazioni, anche nelle sale delle Imprese e degli Stemmi. Al di fuori del palazzo, si apre un bel giardino in cui rilassarsi dalle “fatiche” dell’arte.
Info utili:
Palazzo Schifanoia si trova in via Scandiana 23, è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 18 e il biglietto d’ingresso costa 6 €.
Per scoprire la città e i suoi bellissimi monumenti e conoscere la storia della Signoria d’Este, potete prenotare una visita guidata di Ferrara.
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