In un weekend nelle Langhe in autunno si va a caccia del tartufo bianco d’Alba, protagonista indiscusso della Fiera Internazionale che si svolge in suo onore fin dal 1929. Il tartufo bianco è il fungo ipogeo più pregiato del mondo e la sua ricerca è stata dichiarata Patrimonio Immateriale protetto dall’Unesco. Questo mese apre ad Alba il museo che ne svela storia e particolari, con una mostra che porta la firma del famoso fotografo Steve McCurry.
Weekend nelle Langhe in autunno, tra vini e tarufi pregiati
La storia del tartufo bianco inizia in una terra fatta di sinuose colline che digradano dai 700 a 170 metri di altitudine, strette nell’abbraccio dei fiumi Tanaro e Bormida.
Siamo nel meraviglioso territorio delle Langhe, morbide alture che si susseguono in una specie di geometrica “lingua” (da cui con molta probabilità proviene l’appellativo “Langhe”), dichiarata Patrimonio Unesco nel 2014 insieme a Roero e Monferrato per via dell’eccezionale importanza del patrimonio culturale di questi luoghi, indissolubilmente legato al mondo del vino, che gli agricoltori hanno saputo creare e valorizzare nei secoli.
Qui, però, il protagonista indiscusso è senza dubbio il prezioso tartufo bianco. Neanche a dirlo, nel 2021 l’Unesco ha dichiarato la cerca e la cavatura del tartufo Patrimonio Immateriale dell’Umanità.
Il tartufo Bianco d’Alba divenne famoso a livello internazionale nel 1949 grazie a Giacomo Morra, proprietario dell’Hotel Savona di Alba e ideatore della Fiera del Tartufo, che donò un esemplare del pregiato tubero a Rita Haywort, in vacanza in Piemonte. Da allora la fama del tartufo è cresciuta esponenzialmente.
Tartufo Bianco d’Alba, il fungo ipogeo più pregiato
Il viaggio sulle tracce del tartufo ci porta alla scoperta dell’ampio territorio delle Langhe, del Roero e del Monferrato partendo proprio dal cuore delle Langhe e, precisamente, dalla città cui il tartufo deve il suo nome: Alba, l’antica Alba Pompeia, dominata dal monumentale Duomo di San Lorenzo.
La cattedrale con l’alto campanile, è stata costruita in laterizio su un preesistente edificio pubblico romano nei pressi del Foro, verso il V-VI secolo e da allora ha subìto diverse modifiche: le forme romaniche furono realizzate nell’XI secolo, poi nel XV-XVI secolo un profondo restauro le diede l’attuale aspetto gotico, anche se i cambiamenti più importanti risalgono al XIX secolo.
Oltre ad essere la patria del tartufo, Alba è anche la mecca della gastronomia: nel 2017, infatti, è stata insignita del titolo di Città Creativa Unesco per la Gastronomia. Insieme a Parma, è l’unica città italiana a fregiarsi di questo riconoscimento.
Basta percorrere le strade del centro per capire che qui il tartufo è protagonista assoluto nei negozietti che lo vendono e nei ristoranti che lo mettono al centro dei propri menu. Potete scoprirlo con un tour storico a piedi e degustazione delle prelibatezze della città con una guida locale.
Non a caso, ad Alba si trova il Centro Nazionale Studi Tartufo, nato per studiare il tartufo bianco d’Alba e tutto ciò che ruota intorno al prezioso fungo ipogeo, dalla storia alle caratteristiche, dalla conservazione al consumo.
In questo centro il tartufo viene analizzato e studiato in tutte le sue sfaccettature, a partire dall’analisi sensoriale, che ne stabilisce la qualità, fino alla sua divulgazione. Il tartufo è frutto della simbiosi con l’albero, la stessa che si crea tra uomo e ambiente, e la figura principale, che chiude questo ciclo straordinario è proprio il tartufaio o cercatore, qui chiamato trifulau. Una persona attenta a riconoscere i segnali del territorio, di cui è grande conoscitore.
Il Tartufo bianco d’Alba celebrato in fiera e al museo
Tuber magnatum Pico, questo il nome latino del tartufo più famoso al mondo. Chiamato così nel ‘700 dal medico Vittorio Picco che lo descrisse per la prima volta, era l’omaggio che veniva offerto insieme alla selvaggina all’intendente dei Savoia quando si recava in visita alle popolazioni locali del regno. Ma la vera e propria valorizzazione di questo fungo ipogeo iniziò solo nel Novecento, quando Giacomo Morra propose di organizzare una mostra sui tartufi, che nel 1929 sarebbe diventata fiera.
Oggi come allora il tartufo viene celebrato nella stessa maniera: quest’anno la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba giunge alla sua 93esima edizione. Visitarla è l’occasione ideale per trascorrere un weekend nelle Langhe in autunno alla scoperta degli splendidi colori e sapori che il Piemonte offre in questa stagione.
Quest’anno è stato anche inaugurato anche il Mudet – Museo del Tartufo di Alba, con quattro sezioni e dieci sale completamente dedicate al mondo del trtufo.
Nel percorso espositivo spicca il progetto del fotografo di fama mondiale Steve McCurry, che ha svolto un lavoro speciale per l’apertura del museo, dal titolo Truffle hunters and their dogs, una serie di scatti che il celebre fotografo statunitense ha realizzato durante uno shooting fotografico lungo tutte le province della regione (con l’intero Piemonte rappresentato), in cui si ammirano i trifolai e i loro insostituibili aiutanti a quattro zampe in azione.
Sì, perché, come sottolineato prima, nel mondo del tartufo, il legame tra uomo, natura e ambiente è indissolubile e nella ricerca del prezioso fungo ipogeo, il binomio uomo-cane è assolutamente fondamentale.
Per vederli in azione e scoprire i segreti della cerca al tartufo più famoso al mondo potete provare a vivere l’esperienza della caccia al tartufo insieme ai trifolai e ai loro fedeli amici a quattro zampe.
Weekend nelle Langhe in autunno: da Alba a Roddi, all’università per segugi
Il nostro weekend lungo nelle Langhe ci da la possibilità di assistere alla mostra Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, ma anche di visitare i bellissimi posti che sorgono vicino alla cittadina, continuando il nostro viaggio enogastronomico sulle tracce del tartufo bianco.
Ci spostiamo infatti nel bel borgo di Roddi, sempre in provincia di Cuneo, alla destra del fiume Tanaro, su un rilievo che domina la pianura che si allunga verso Alba. Il paesino è di origini antichissime e il suo nome deriva probabilmente dal celtico raud o rod, che significa “fiume”. Sede di un insediamento preromano, è poi diventato Rodum sotto il dominio dell’Urbe.
Fu la sede di un antico monastero ed è dominato da un castello (al momento chiuso per restauro), dotato di due possenti torri cilindriche, fatto erigere nel XIV secolo dai Falletti di Barolo. Il maniero è stato nei secoli al centro di diversi avvicendamenti: dal ‘400 cadde sotto il dominio di svariate famiglie (il Duca di Mantova, i Della Mirandola), finché fu preso dai Della Chiesa di Saluzzo, marchesi di Cinzano, che ne rimasero proprietari fino al 1836, quando passò nelle mani di re Carlo Alberto.
La parte antica di Roddi si sviluppa proprio intorno al possente maniero e alla torre campanaria del XIII secolo, attorno ai quali si apre il dedalo di stradine che attraversa il borgo. Che è la sede dell’unica Università dei Cani da Tartufo, dove vengono addestrati i futuri cercatori del famoso fungo ipogeo.
Si, un’università completamente dedicata agli insostituibili compagni di ricerca dei trifolai. Per quanto intelligenti e dotati di fiuto infallibile, come tutti i nostri amici a quattro zampe, i cani specializzati nella cerca del tartufo devono seguire un vero e proprio “percorso di studi”, un training che, al pari di un percorso di laurea, dura due o tre anni.
I cani, infatti, sono gli assoluti protagonisti della cerca al tartufo e in questa scuola a loro dedicata gli istruttori lavorano per affinarne l’olfatto, o per meglio dire, indirizzarlo, ed insegnare loro a cercare questo prezioso frutto della terra.
Da Roddi a Montà d’Alba e Monclavo, il viaggio continua nel Roero
Dalle Langhe ci spostiamo nella zona del Roero, precisamente a Montà d’Alba, a 25 chilometri circa da Roddi, sempre in provincia di Cuneo. Questo pittoresco borgo era già in epoca romana al centro di un’importante strada. Intorno all’anno Mille iniziò a formarsi un abitato, ma verso la metà del ‘200, il Comune di Asti, intenzionato ad eliminare gli avversari per tenere aperte le strade commerciali, rivoluzionò completamente l’aspetto del territorio.
Nel 1363, quindi, il feudo di Montà fu acquistato dai Roero, che nel 1441 lo cedettero ai Malabaila di Asti. L’estinzione di questa discendenza portò a fine ‘500 il feudo nelle mani degli Isnardi di Sanfreé e successivamente ai Falletti di Barolo.
Per conoscere da vicino tutto ciò che ruota intorno alla vita dei tartufai, basta percorrere qualche chilometro e arrivare alla Tartufaia Didattica del Roero di Vezza d’Alba, l’unica in tutta la zona del Roero. È accessibile a tutti e offre la possibilità di vedere l’ambiente naturale del Tartufo Bianco d’Alba.
Vezza prende il nome da una specie erbacea coltivata in passato in questa zona. Qui, da più di quarant’anni si svolge la Fiera del Tartufo Bianco e dei Vini del Roero, un evento che si tiene ogni anno a novembre e richiama migliaia di turisti, affascinati dalle bellezze e dai sapori di questo pezzetto di Piemonte.
Da Vezza d’Alba si prosegue per Moncalvo, nella zona dell’Astigiano e del Monferrato che celebra il tartufo il 22 e il 29 ottobre con una fiera di grande richiamo e tradizione. Fin dal XVI secolo, infatti, il tartufo monclavese era ambasciatore ufficiale delle terre del Monferrato presso tutte le corti europee.
A testimoniarlo, una fattura di pagamento di trasporto di un carico risalente al 1594, custodita nell’Archivio Storico Comunale.
A Cannelli, famosa per lo spumante e il tartufo
Il viaggio tra Langhe, Roero e Monferrato alla scoperta del tartufo bianco si conclude a Cannelli, nella zona compresa tra l’Alto Monferrato e la Langa Astigiana, dove ordinati filari di viti ammantano le colline, donandogli l’aspetto di lunghe onde verdi. Qui è protagonista la coltivazione dell’uva, in particolare quella di qualità Moscato.
Anche questo borgo ha origini antiche. La presenza di un nucleo abitato si attesta già in età romana, ma è nel Medioevo che Cannelli raggiuse il suo massimo splendore. Il centro storico abbarbicato sulla collina e dominato dal possente Castello Gangia è diviso in due rioni: in basso il Borgo, in alto la Villanuova, che ha conservato intatti i confini dell’antica cinta muraria.
Il Castello (non visitabile) verso la metà del Seicento ha sostituito l’imponente maniero medievale distrutto nel 1617 durante la guerra contro il Monferrato. A Cannelli sorgono numerose chiese barocche, costruite tra il XVII e il XVIII secolo, con il contributo dei migliori artisti dell’epoca. Quelle di San Tommaso e San Leonardo spiccano per la qualità degli arredi, mentre le confraternite di San Rocco e dell’Annunziata sono piccoli gioielli architettonici.
Da Villanuova partono meravigliose strade panoramiche, da cui è possibile godere di vedute mozzafiato sull’Astesana verso Nord e sulle Langhe a Sud. Ma la caratteristica che rende unica Canelli è forse la meno visibile. Parliamo delle cantine canellesi, delle vere e proprie “cattedrali sotterranee” che si aprono sotto la città insinuandosi per più piani nelle viscere delle colline tufacee, creando ambienti di grande suggestione, che ne fanno dei veri capolavori di ingegneria e architettura.
Nelle imponenti navate di queste cantine, ad una temperatura costante di 12-14 gradi, riposano e invecchiano i vini che hanno reso famoso il borgo. Sì, perché anche se a Cannelli il tartufo viene celebrato ogni anno a metà novembre con una fiera, il paese è noto forse ancor di più come città dello spumante per eccellenza.
Qui nel 1850 si sperimentarono i primi spumanti italiani e nel 1865, grazie al sodalizio con il vitigno Moscato, nacque il primo e oggi più famoso spumante italiano: l’Asti Docg.
Tutti gli indirizzi dei luoghi citati nell’articolo:
Cattedrale di San Lorenzo, Alba (CN) in Piazza Duomo. Orari visite: 8:00-19:00.
Centro Nazionale Studi Tartufo Alba (CN), Piazza Risorgimento. Da ottobre a dicembre si effettuano laboratori sensoriali e cerca simulata del tartufo su prenotazione.
Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, ad Alba (CN) in Piazza Giovanni Falcone 1, Cortile della Maddalena. Orari: dal 7 ottobre al 3 dicembre, tutti i weekend, il sabato e la domenica dalle 9:30 alle 19:30.
Mudet – Museo del Tartufo di Alba, Piazza Giovanni Falcone 1, Cortile della Maddalena, Alba (CN). Orari: da lunedì a domenica, dalle 10:00 alle 19:00; ultimo accesso 18:30. Ingresso: 5,00 €.
Università dei Cani da Tartufo Roddi (CN), Via Carlo Alberto 13. Orari: simulazione cerca tartufo su appuntamento. Per prenotare le esperienze chiamare lo 0173 615156; Cell 338 9418076.
Tartufaia Didattica del Roero a Vezza d’Alba (CN) lungo la SP929 Torino-Alba, in località Valtesio. Orari: attività su prenotazione ai nr. 017365022 e 3357059443.
Cosa fare in un weekend nelle Langhe in autunno durante la Fiera del Tartufo Bianco d’Alba
Quest’anno, la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba si svolge dal 7 ottobre al 3 dicembre ed è l’occasione perfetta per un weekend lungo nelle Langhe. Dopo aver visitato gli stand e la bella cittadina, animatissima durante la kermesse, possiamo fare altre attività per concludere in bellezza il nostro viaggio enogastronomico in Piemonte.
1- Scopriamo le Langhe con un viaggio in carrozze d’epoca con degustazione sul TrEno Langhe-Roero-Monferrato, il treno storico a vapore che collega Torino a Langhe, Monferrato e Roero fino a Canelli. Ci si accomoda a bordo delle carrozze Centoporte delle Ferrovie italiane con sedili in legno e si viaggia ammirando le distese di vigneti e i panorami tutelati dall’Unesco. Durante il percorso, animazioni e soste golose. Prezzi: a/r da 75,00 € a persona. Prenotazioni sul sito trenolmr.com.
2- Se state viaggiando con i bambini vi segnalo l’associazione Asintrekking, a Quarto Inferiore, che organizza attività legate a cavalli e asinelli, adatte a tutta la famiglia. Dalla cavalcata alla cura degli animali, si può scegliere di imparare a montare o “adottare” e prendersi cura di un pony. È anche possibile partecipare a settimane esperienziali nella natura, in tenda.
Indirizzo: Località Antica Dogana, 2/D 14100 – Quarto Inferiore, Asti (AT). A questa pagina potete richiedere gratuitamente i prezzi e prenotare la vostra esperienza.
3- Un’altra esperienza che vi consiglio è una gustosa colazione gourmet ad Alba da FuocoFarina (Piazza Rossetti 6/E), nuovissima bakery che dalle 7:30 del mattino fino alla sera sforna un’incredibile varietà di prodotti di panetteria e pasticceria, sia dolci che salati. Imperdibili i lievitati e i prodotti a base di farine artigianali. Aperto tutti i giorni tranne il mercoledì.
Hotel consigliati per un weekend nelle Langhe durante la Fiera del Tartufo Bianco d’Alba
Monvì Wine Relais, sulle colline del Monferrato, di fronte al Castello di Castigliole d’Asti. Immerso tra le vigne, offre un ambiente elegante con dieci sistemazioni, tra camere e appartamenti lussuosi, piscina e centro benessere. Costigliole d’Asti (AT), Strada San Martino 3. Prezzi: da 190 € in base al periodo, colazione inclusa.
Cascina Spinerola, hotel di charme immerso nella splendida natura del Monferrato, ideale per una pausa di assoluto relax. Offre 16 camere, piscina, solarium e terrazza panoramica, oltre ad un ristorante, una cantina ed un’azienda agricola. Strada Casale 15, Località Strada Berna, Moncalvo. Prezzi: da 128 € in base al periodo, colazione inclusa.
Hotel Calissano, nel centro di Alba, offre 82 camere, colazione ricca e con prodotti del territorio. Dalle stanzee dei piani più alti si gode di una splendida vista sulle Alpi. Via Pola 8, Alba. Prezzi: da 125 €, colazione inclusa.
Se invece preferite una sistemazione più autonoma, la scelta giusta è Piazza Michele Ferrero – sulla piazza centrale, un elegante appartamento autonomo con cucina e due camere da letto in posizione ideale sulla piazza centrale di Alba. A pochi passi dall’appartamento gli ottimi ristoranti della città. La casa è a 5 minuti dal parcheggio e dal mercato internazionale del tartufo bianco. Prezzi: da 140 €.
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